Snowboard-Alpinismo: quali attrezzi per la salita?
Lo snowboard-alpinismo è la specialità emergente dello snowboard. La voglia di andare oltre il fuoripista fatto salendo con gl’impianti, anzi il freeride, sta contagiando numerosi appassionati del surf da neve. La cultura di base di chi pratica il freeride è ormai abbastanza consolidata, basta prendere una funivia sul Monte Rosa o al Toula sul Monte Bianco per vedere snowboarder perfettamente assettati per la giornata di fuoripista in quota. Tavole da freeride, caschi, protezioni per busto e ginocchia, Artva-pala-sonda naturalmente nello zaino ad hoc, senza tralasciare imbraghi e piccozze.
Non solo moda, anche se molti sembrano replicanti dei cataloghi pubblicitari, ma anche attrezzature efficaci per le discese su terreno selvaggio di montagna. Andando oltre questa fotografia, si passa allo snowboard-alpinismo, cioè si sale senza usare gl’impianti per scendere con lo snowboard.
E’ qui che la musica cambia. In comune c’è la discesa con lo snowboard, ma anche le caratteristiche stesse della tavola devono essere modificate. Una cosa è salire in funivia con tavole da 160-180 cm, magari a coda di rondine, un’altra cosa è portarsele sulla schiena attaccate allo zaino. Il mix di maneggevolezza in discesa e leggerezza in salita fa optare spesso per tavole più corte e performanti, perché ogni grammo e ogni centimetro in salita, moltiplicati per migliaia di metri di dislivello, spesso fanno tonnellate di differenza. La lunghezza dello snowboard, aumenta la leva della stessa durante la salita, che in caso di vento aumenta il dispendio energetico di chi la trasporta nello zaino.
Ma passiamo ad analizzare l’attrezzatura per la salita. Esistono tre sistemi: racchette da neve, split-board e sci corti.
Le racchette da neve sono l’immagine tradizionale dello snowboard-alpinismo, anzi del backcountry, visto che così era chiamato fin dagli inizi. Le racchette da neve sono la cosa più semplice e spesso economica da comprare. Si va in qualsiasi negozio di attrezzatura sportiva e con modica spesa (dai 150 Euro in su), almeno per i modelli base, si portano a casa delle racchette da neve che fanno il loro lavoro, cioè supportare la marcia in salita dello snowboarder-alpinista. Bisogna solo verificare che il sistema d’allacciamento della racchetta da neve s’interfacci correttamente con il proprio scarpone da snowboard. TSL, Baldas, Morpho, MSR, Atlas, Tubbs, ecc, questi i marchi più conosciuti in commercio, c’è n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche, con strutture plastiche o metalliche, con ramponatura frontale o laterale. Salire con le racchette è la cosa più semplice del mondo, basta saper camminare ed il gioco è fatto.
Ma come mai allora ci s’ingegna ad inventare altri sistemi. Semplice: perché esiste lo scialpinismo, dimostrazione che scivolando sulla neve si fa meno fatica e si va più veloci che camminando anche con le racchette da neve. Due i sistemi in ballo: le split-board (cioè lo snowboard divisibile) e gli sci corti.
A favore delle split-bord soprattutto un fattore: lo snowboard non si trasporta più con lo zaino, ma con i piedi. E sì, diviso in 2 parti e applicate le pelli di foca, lo snowboard si trasforma in un bel paio di sci larghi, e molto. Con vantaggi e svantaggi. Niente più peso sulla schiena, con relative tensioni estranee alla postura del nostro corpo. In compenso un bel peso sui piedi e difficoltà nelle diagonali a causa della leva esagerata del mezzo snowboard sui diagonali, cosa che spesso obbliga al montaggio dei coltelli per togliersi dai pasticci. Le operazioni di montaggio si sono semplificate nel corso del tempo, soprattutto usando il sistema Voilè, montato non solo sulle omonime tavole, ma anche sulle Burton, che da anni ha sostituito il proprio sistema di chiusura proprio con il kit Voile. Kit che tra l’altro è commercializzato a se stante, per chi volesse trasformare il proprio snowboard in Split-Board, come aveva fatto Marco Siffredi anni fa. Sul mercato le Split-Board più diffuse sono le Voilè, le Burton, le Atomic e le Jeremy Jones. Le split-board di solito devono essere ordinate dai negozianti, o direttamente al sito www.backcountry.it dove sono vendute direttamente in pronta consegna splitboard Voile, Jones e dall’autunno 2011 anche K2, oltre a tutti gli accessori e ricambi necessari (attacchi specifici per
splitboard, pelli, kit interfaccia, rampant, ecc…).
Terzo sistema lo sci corto. Uno sci di lunghezza variabile, da 1 metro a 1,30 metri, con pelle di foca, al quale spesso è abbinato l’uso dello scarpone da scialpinismo, che con opportuni accorgimenti è funzionale anche nello snowboard-alpinismo. Fare snow-alp con lo sci corto in salita è estremamente funzionale e performante. In salita si può sfruttare la traccia degli sci, come oggettivamente accade nel 90% delle gite, cosa decisamente più macchinosa con le split e le racchette. Certo battere traccia non è così semplice, diciamo fattibile fino ai 30-40 cm, oltre conviene cercare rinforzi. Il cambio d’assetto rispetto al split-board è molto più veloce, diciamo un minuto contro almeno i tre necessari ad una split in condizioni ottimali. Questo non solo nelle corse, ma per velocizzare le operazioni quando gl’imprevisti mettono a repentaglio la sicurezza degli snowboarder (ad esempio dover scendere nel bel mezzo di una bufera e di un canale ghiacciato). Gli sci corti si possono realizzare o in modo artigianale, tagliando un vecchio paio di sci, o un paio di sci da gara per la leggerezza, o prendendo uno sci da bambino. In commercio ci sono scietti come i Kong, adatti all’avvicinamento alle cascate di ghiaccio. A breve ci saranno gli sci corti in carbonio Board4Alp, realizzati dalla Lighter e progettati da Marco Galliano (info@marcogalliano.it). Sci corti ai quali bisogna poi applicare le pelli in monhair e l’attacco. Anche un altro artigiano ha iniziato a costruirne un prototipo, quindi la speranza è che per l’inverno 2012 in commercio si trovino degli sci funzionali alle esigenze degli snowboarder-alpinisti.
Parlando di attacco il discorso scivola ovviamente sugli scarponi. Gli scarponi soft sono ovviamente quelli che vanno per la maggiore, rappresentando ovviamente lo standard di mercato. Ma rispetto alle altre specialità dello snowboard, come il freestyle, lo snowboardcross e il freeride, lo snowboard-alpinismo strizza l’occhio agli scarponi da scialpinismo. La suola in vibram, ramponabile offre sicuramente vantaggi per certi aspetti della sicurezza, come camminare in posti ripidi esposti con la neve gelata, visto che la si può incidere anche senza calzare i ramponi. Ovviamente si useranno attacchi hard sullo snowboard, e bisognerà mettere a punto sia la surfata che lo scarpone, per aver sensazioni simili a quelle del soft. I modelli da gara sono ormai tutti in carbonio, ma con lo snowboard questa non è una buona soluzione, perché irrigidisce troppo gli arti inferiori e non permettono la giusta mobilità laterale, fondamentale per condurre lo snowboard. Quindi forse è meglio scegliere scarponi tutti in plastica (Pebax), più malleabili e modificabili. Grande attesa per gli scarponi soft per lo snowboard-alpinismo. Un modello è stato presentato all’Ispo di monaco, ma la vera novità dovrebbe essere lo scarpone sotf con la suola in vibram con annessi occhielli per l’attacco Dynafit, che permetterebbe di montare sugli sci corti l’attacco Dynafit, come per gli scarponi da scialpinismo. Lo sviluppo e la commercializzazione di questo prototipo, previsto nell’arco di un anno, potrebbe essere la vera novità per migliorare la pratica dello snowboard-alpinismo, con performance sempre più elevate sia in salita che in discesa che di durata.
Come detto gli attacchi soft la fanno da padroni, ma se si sceglie il sistema combinato di scarponi da scialpinismo e sci corto con puntale Dynafit, allora è d’obbligo montare l’attacco hard sullo snowboard.
Tanti materiali, diverse filosofie, insomma il terreno di confronto è ampio come le catene montuose, l’importante è la filosofia comune di andare in montagna con lo snowboard.